La campagnia abitata

Localization: Viterbo
Year: 2012
Project Team: Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Giovanna Saracino, Paolo Colarossi, Antonio Pietro Latini

Studio preliminare alla Variante di Piano  

Incarico Pubblico

Lo studio che segue riguarda il fenomeno della “campagna abitata” nel territorio comunale di Viterbo, vale a dire di quelle aree della città diffusa, edificate in zona formalmente agricola (zone “E” di Piano Regolatore Generale) ma con densità intermedie tra quelle rurali e quelle dei tessuti compatti e dedicate ad usi prevalentemente residenziali piuttosto che produttivi primari. In quanto tali esse, di fatto, sono una estensione periferica del nucleo urbano compatto, di grande importanza da un punto di vista sia quantitativo sia relativo all’impatto sui sistemi funzionali, dell’economia urbana e paesaggistici.

Si tratta, dunque, di un fenomeno tutt’altro che trascurabile che, tuttavia, non ha visto – qui come altrove nel Paese – un riconoscimento adeguato ed una conseguente produzione normativa e pianificatoria.

Questo studio, quindi, rappresenta un primo contributo nella direzione di un approfondimento del fenomeno e di una maturazione di un rinnovato atteggiamento politico e normativo. L’ambito di applicazione dello studio è, dunque, quello metodologico e riguarda, in particolare, gli obiettivi di: individuazione delle aree territoriali in cui il fenomeno è significativo e richiede/si presta a politiche di intervento mirate; condizioni e praticabilità di una perimetrazione delle aree stesse; individuazione dei criteri di assetto interno.

Lo studio si articola, pertanto, in una serie di ambiti di focalizzazione, rilevanti per una prima definizione di azioni, che emergono dalla sequenza delle tavole. Innanzitutto, si affronta la questione della individuazione delle aree e della possibilità di perimetrarle, anche alla luce delle precedenti perimetrazioni, prese in considerazione dall’Amministrazione Comunale.

Gli ultimi decenni delle vicende disciplinari dell’urbanistica e del govern del territorio sembrano essersi dedicati alla riqualificazione della città esistente: individuazione, diagnosi ed interventi concentrati nell’ambito delle aree a forte criticità, con pronunciato valore simbolico e promessa capacità di riverberare sull’intorno e sull’insieme degli insediamenti circostanti i processi di rigenerazione, fisici, economici, sociali. Questa strategia ha assunto declinazioni molteplici, nel nostro come in molti altri paesi, che hanno visto la partecipazione di molti attori politici, economici, tecnici, importanti investimenti e una significativa attenzione da parte di addetti ai lavori e grande pubblico. Certamente lo sforzo prodotto è stato di gran lunga superiore di quanto non sembri a giudicare dai risultati raggiunti, spesso modesti e contraddittori, in particolare per quanto riguarda lo specifico urbanistico.

In questo quadro, tuttavia, il tema della città esistente è stato adottato in una accezione limitata e, per molti versi, desueta: quella della città nella sua forma interpretativa tradizionale di insediamento ad alta densità e configurazione territoriale compatta.

Ai territori esterni a questi tessuti urbani più densi, a diverso livello di formalizzazione e funzionalizzazione – alto nelle zone centrali di più remota formazione, basso nelle periferie – che a pieno titolo sono parte integrante dei complessi sistemi insediativi regionali e metropolitani, è stato perlopiù riservato un trattamento contraddittorio e, a giudicare dai risultati, penalizzante.

Il centro storico, incluso all’interno delle mura, è circondato da tessuti compatti tegumentali nelle direzioni nord, est e sud. L’estensione settentrionale si prolunga prima per parti sfrangiate e sconnesse e più lontano, in due insediamenti lineari, di notevole dimensione, appoggiati alle direttrici Cassia e Teverina. Un fenomeno analogo ma ancora più sfrangiato si riscontra intorno alla strada di collegamento per Tuscania, in direzione nord-ovest.

Sul versante opposto, tra le direzioni nord-est e sud, si collocano i centri abitati satelliti: Grotte Santo Stefano a nord-est, a distanza e con un sistema di centri e nuclei minori ancora più settentrionali; Bagnaia, a est, con il centro di La Quercia, intermedio tra Viterbo e Bagnaia stessa; San Martino al Cimino a sud e, nello stesso quadrante, i centri minori di Tobia e Ponte di Cetti, sulla Cassia sud, a forte caratterizzazione produttiva.

Il fenomeno della diffusione insediativa riguarda la maggior parte dell’intorno e del territorio incluso tra questi centri, con poche eccezioni: i rilievi Cimini, nel quadrante sud-orientale del territorio comunale, e l’appendice sud-occidentale, verso il comune di Vetralla. Fenomeni di diffusione molto contenuta riguardano il territorio circostante il centro abitato di Grotte Santo Stefano e dei centri minori circostanti, nel quadrante settentrionale del comune.

La restante parte del territorio comunale è interessata da fenomeni di diffusione evidenti ma di gradiente visibilmente diverso. In particolare, è meno pronunciata la diffusione in tutta la metà occidentale del territorio comunale, e nella fascia nord, compresa tra le propaggini settentrionali di Viterbo città e le zone di Fastello e Grotte. In queste zone, spesso, le unità edilizie si aggregano in piccoli cluster, in forma, tuttavia, molto disarticolata e, probabilmente, derivante, almeno in parte dalle modalità di produzione agricola.

Le aree più intensamente interessate dal fenomeno insediativo diffuso riguardano i territori a sud ed ad est del centro abitato di Viterbo ed includono le aree per le quali è più urgente un’azione di riqualificazione.